se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

venerdì 31 gennaio 2020

"La storia non mi piace" è un'affermazione senza senso

Un buon obiettivo per chi lavora con i bambini e con i ragazzi sarebbe quello di ragionare sul fatto che non è rilevante che la storia possa/debba piacere o meno a qualcuno. La storia è indispensabile per l'umanità nel suo complesso e per ciascun singolo essere umano. Stesso dicasi per la memoria (anche se storia e memoria, per quanto strettamente correlate, non sono la stessa cosa).
Senza storia e senza memoria perderemmo l'umanità.

E invece siamo lì a dire "la storia mi piace" o "la storia non mi piace", come se fossimo di fronte a una vetrina di pantaloni o di scarpe. Questo succede soprattutto ai più giovani, anche perché gli adulti ci sono già passati e, almeno nelle ultime generazioni, hanno scelto il "non mi piace". Poi da lì sono partiti per eliminare storia e memoria prima ancora di affrontarle. Il passo successivo è la inevitabile trasmissione ai figli di questo atteggiamento superficiale e menefreghista.

Quando minimizziamo l'importanza della storia e della memoria, minimizziamo noi stessi. Ci squalifichiamo come individui e come specie. Contribuiamo ad accelerare quella involuzione terribile che abbiamo innescato da qualche decennio e che non riusciamo a vedere per via delle meraviglie tecnologiche di cui ci siamo circondati. Meraviglie che ci fanno sentire giovani, moderni, aggiornati, al passo con i tempi, ecc. Purtroppo il tasso di tecnologia non corrisponde affatto al tasso di umanità. Perché l'uomo non è solo quello che inventa e che produce.

Bisogna vedere cosa resta di umano dopo ogni svolta tecnologica, dopo ogni invenzione, dopo ogni prodotto realizzato e consumato.

Capisco anche (e molto bene) che a un bambino o a un adolescente la storia possa non piacere. Ma questo, con buona pazienza di tutti, non importa. Non è rilevante.

La storia non ci deve piacere (non per forza, almeno!). E noi dobbiamo imparare che non tutto quello che ci serve per vivere, per crescere e per essere individui migliori deve per forza essere un divertimento, un gioco o una cosa piacevole.

Tuttavia capisco (e so) che, se i ragazzi si limitano al "non mi piace" per trovare la scusa del loro disinteresse, la responsabilità è di chi - tutti i giorni - ha la possibilità (e magari il compito/dovere) di spiegargli che storia e memoria non sono prodotti di consumo acquistabili in un distributore automatico: genitori, insegnanti, formatori ed educatori di vario genere e livello. E, ancora più a monte, parlamentari e ministri.

Senza dimenticare poi quei finti politici che, pur di grattare qualche votarello in più dalla pancia (o dall'intestino) degli elettori, la storia la falsificano, la nascondono e la calpestano.

Il giorno che capiremo tutti quanti che un'affermazione come "non mi piace la storia e quindi non la studio", ha grossomodo lo stesso valore di "non mi piace fare la pipì e quindi non piscio", cominceremo a ritrovare la strada che abbiamo perso.

Prima di studiare la storia nei libri, occorre riconoscerla e prendersene cura come una delle cose più preziose che il genere umano possa avere. In tutte le epoche e a tutte le latitudini.

Proprio come la memoria.