se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

sabato 20 settembre 2008

Al cinema... John e Jack non so! (12)





Io Franco Tu Gianni Egli Claudia
(Italia, 1980)

a cura di Leone Doro

Settembre 1979.
Franco, Gianni e Claudia sono tre amici quattordicenni. Per loro è giunto il momento della scuola superiore e, per questo, si preparano a lasciare il minuscolo paese nel cuore degli Appennini in cui sono nati e cresciuti.
In città saranno ospitati nel convitto dell’Addolorata nonché Crocefissa nonché Flagellata nonché Morta, istituzione laica in cui potranno frequentare il Liceo Classico.
La curiosità di affrontare la grande città, mista al timore di perdersi in un mondo tanto diverso da quello in cui sono vissuti finora, li paralizza.

Arrivati al convitto dell’Addolorata nonché Crocefissa nonché Flagellata nonché Morta, Franco, Gianni e Claudia chiedono di poter essere alloggiati tutti e tre insieme nella stessa stanza.
Purtroppo questo non è possibile. Infatti, il regolamento del convitto vieta categoricamente la promiscuità.
A nulla valgono le rimostranze dei tre e le spiegazioni (anche con dimostrazioni pratiche) che Claudia è un maschio, esattamente come Franco e Gianni.
Suo padre avrebbe voluto così tanto una figlia femmina (dopo diciassette maschi avuti in precedenza, si poteva anche capire…) che, quando sua moglie partorì, corse velocemente all’anagrafe e registrò il bambino con il nome di Claudia.

Salvo poi scoprire che Claudia era il loro diciottesimo figlio maschio.

Al convitto le cose stanno un po’ diversamente.
Per regolamento Claudia è un nome da donna, per cui Claudia è donna.
Alloggiato in una stanza di sole donne, Claudia inizialmente è dispiaciuto, ma poi, conosciute le sue due compagne di stanza e passata la prima notte con loro, comincia a pensare che la mossa di trasferirsi dal paese alla città non sia poi un trauma emotivo così drammatico.

Trauma emotivo sì… ma non drammatico.

I problemi realmente drammatici sono quelli della vita di tutti i giorni. Claudia si porta appresso un nome che, nonostante ognuno sia libero di pensare ciò che vuole, pare davvero fuori luogo.
Ma lui è contento così. Gli piace il suo nome e non accetta neppure di essere chiamato, tanto per spararne una così, a caso, Claudio.

Gli anni del liceo passano veloci, tra scontri e incontri e, quando si va al luna park, anche autoscontri. Claudia ha un rapporto conflittuale con tutti i ragazzi e viene coinvolto spesso in risse violente, tanto che dovrà ripetere due volte ogni classe, cambiando ogni anno compagne di stanza.

A pensarci bene forse lo faceva apposta a partecipare a tutte quelle risse….

Franco e Gianni, dopo una breve storia d’amore (tra loro due e Pier Carlo, il loro compagno di stanza) avvenuta nel corso del secondo anno, continuano il liceo. Il tempo passa e, pur restando amici, Franco, Gianni e Claudia non sono più legati come ai vecchi tempi.

Gli anni dell’università vedono Franco e Gianni su lunghezze d’onda completamente opposte. Franco diventa uno yuppie spregiudicato e arrivista, Gianni entra in un gruppo brigatista e viene arrestato immediatamente (perché quelli in realtà erano poliziotti e non brigatisti).
Claudia, intanto, sta ancora combattendo per la sua dignità di maschio al convitto dell’Addolorata nonché Crocefissa nonché Flagellata nonché Morta.
Durante il giorno, a pugni con gli altri maschi.
Durante la notte, in altri modi con le sue compagne di stanza.

Ma anche per lui il tempo passa e, alla fine riesce (suo malgrado) a finire il liceo.

Gli anni ottanta esalano le loro ultime rancide fiatate.
Franco esce dall’università in preda a una crisi di coscienza. Parte a Seattle. Tornerà in città tossicodipendente, dopo tre anni di ubriacatura Grunge.
Gianni esce dalla prigione senza più punti di riferimento e sopravvive lavorando come lavapiatti in una trattoria. Anche per lui la strada della droga diventa l’unica soluzione.
Claudia, fuori dal liceo, perde il suo equilibrio fatto di contrasti tra la sua parte femminile e la sua parte maschile che si erano così perfettamente equilibrate con le parti maschili e femminili degli altri. Dopo qualche piccola comparsa in squallide pellicole a luci rosse, finisce anche lui per sprofondare nell’abisso della droga.

Anche gli anni novanta se ne vanno senza troppi complimenti.
In un freddo giorno di novembre del 1999, Franco, Gianni e Claudia si ritrovano sullo stesso autobus che li porterà via dalla città.
Hanno saputo che al paese è stata aperta una comunità di cura per tossicodipendenti, e così tutti e tre (ciascuno senza sapere degli altri) hanno deciso che è ora di tornare indietro per ricominciare da zero.

Il viaggio verso il paese è un viaggio nella memoria di tre ragazzi quasi trentacinquenni che hanno attraversato gli anni ottanta e gli anni novanta senza venire a capo di nulla.
La curiosità di affrontare la sfida del ritorno al paese, mista al timore di non trovare più nessun punto di riferimento, in un mondo tanto diverso da quello in cui hanno vissuto gli ultimi vent’anni, li paralizza.

Al paese, dopo aver salutato i loro cari, Franco, Gianni e Claudia si presentano alla comunità per i tossicodipendenti. A tutti e tre sembra di riconoscere la donna che li accoglie alla reception.
Poi alzando la testa, vedono l’insegna con il nome dell’istituto: Addolorata nonché Crocefissa nonché Flagellata nonché Morta.

E qui capiscono che la neonata globalizzazione non risparmierà neanche il paese.

Film capolavoro di Rodolfo Pellecorta, che cavalca alcuni tra i più importanti generi cinematografici italiani del dopoguerra, dal neorealismo al cinema d’autore, dalla commedia al cinema sociale e politico.
Non pago di ciò, Pellecorta getta anche le basi della crisi degli anni ottanta, che vedrà il proliferare di commedie “guarda e getta”, divenute poi soltanto “getta” con gli anni novanta e i duemila.
Sbalordisce ancora oggi la capacità di Pellecorta di "leggere" il futuro, come dimostra il finale del film: quasi un monito lanciato con vent'anni di anticipo sui tempi, ma rimasto drammaticamente inascoltato.
Io Franco Tu Gianni Egli Claudia è stato definito da Tarantino “l’anello di congiunzione tra il qui e il qua”, intendendo con il termine “qui” il cinema di tipo A, e con il termine “qua” il cinema di tipo B.
Strabilianti le prestazioni degli attori, con un superlativo Paolo Collaterale nei panni di Gianni.
Ottimi anche Placido Sereno e Rosina Dammela.
Un anno dopo l’uscita del film, Rosina Dammela appena premiata con il prestigioso CineCane di masonite al festival di Vaduz (Liechtenstein) per l’interpretazione del problematico personaggio di Claudia, fu trovata morta. Si era tolta la vita al pensiero che i tre protagonisti del film avessero ritrovato sulla loro strada l’istituto
Addolorata nonché Crocefissa nonché Flagellata nonché Morta, da lei considerato la causa di tutte le tragedie che avevano colpito Franco, Gianni e Claudia.
La responsabilità del suicidio di Rosina Dammela fu attribuita al regista Rodolfo Pellecorta che, dopo regolare processo, fu condannato a trentacinque anni di carcere. Uscirà nel 2016. Recentemente Pellecorta ha fatto sapere che, per quella data, sarà di nuovo nelle sale con un film sulla vita di Rosina Dammela.

12 commenti:

Lukkus ha detto...

Vabbè!
Non si trovano più film con titoli così...

Daniele Mocci ha detto...

E infatti il film è del 1980... altri tempi!

Carburo ha detto...

Attendo con ansia il film sulla vita di Rosina Dammela.

Possibile che Pellecorta sia l'unico detenuto in Italia a non godere dei benefici dell'indulto?

ggrillo ha detto...

Ah, cribbio, questa me la segno:

"Claudia, intanto, sta ancora combattendo per la sua dignità di maschio al convitto dell’Addolorata nonché Crocefissa nonché Flagellata nonché Morta."

Daniele Mocci ha detto...

@ Carburo: il film uscirà nel 2016, per cui c'è un po' da aspettare...
Purtroppo Pellecorta (dalle nostre parti "peddi cruzza"... e chi vuole intendere indenda!!!) è un regista, non un promotore finanziario, un banchiere, un proprietario di tv private o un politico (o assimilabile)...

@ Grillo: eeh... la vita è una battaglia... in ogni quando e in ogni dove...!
Grazie.

Danilo ha detto...

Eh gli anni ottanta!!! Non se ne esce vivi!!!!

Daniele Mocci ha detto...

Nostalgia canaglia?

Danilo ha detto...

Direi il contrario. Penso che gli anni ottanta siano stati i peggiori. In tutti i sensi...

ablar ha detto...

anch'io anch'io aspetto il 2016!
(e la globalizzazione ... mi paralizza!)

nano nano! (cit.)

Daniele Mocci ha detto...

@ Danilo: ho sempre avuto l'idea che gli anni '80 siano stati una grande occasione mancata. Anni di cambiamento in cui, per mancanza di coraggio e per mancanza di strumenti (intelligenza e coraggio in primo luogo), si è finiti per cambiare in peggio. Io li vedo come un momento di confusione e disorientamento (che ci portiamo appresso ancora oggi), più che come un flagello portatore (a priori) di sola negatività.

@ alblar: nell'attesa del 2016 proporrei di fare qualcosa... chessò, magari lavorare per non essere globalizzati "dentro"... forse è poco, ma è comunque meglio di niente!

Anonimo ha detto...

Dove posso trovare una foto del cinecane di masonite? Mi accontenterei anche di una descrizione dettagliata......
alex

Daniele Mocci ha detto...

Se su "google immagini" non hai torvato niente, cercherò di provvedere io alla descrizione del prestigioso CineCane di masonite (strano però che tu non abbia idea di come è fatto... un premio così famoso...).

Però dovrai aspettare un po'...