se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

mercoledì 25 marzo 2015

Quei giorni d'ottobre

Cagliari: la Sella del Diavolo vista dalla spiaggia del Poetto.
Sono i luoghi in cui è ambientato il fumetto di cui parlo in questo post.



Ci sono scatole che riescono a contenere il doppio di quanto in teoria potrebbero.
Piene all'inverosimile e sempre sull'orlo di un'esplosione.

Da qualche tempo la mia testa è in questo stato.
Una condizione pietosa, a volte causa di iperattività frenetica, altre volte di prostrazione.

I pittoreschi casotti, simboli della spiaggia del Poetto fino al 1986.

Difficile districarsi in mezzo a quest'Amazzonia di idee, dietrologie, fastidi, indignazioni, slanci, spiragli e vuoti pieni di nero.

La situazione non è per niente buona. Il lavoro agonizza. I pagamenti sono bloccati da circa tre mesi. Ieri ho emesso la mia prima fattura targata 2015. L'importo lordo è di 375 euro. Non c'è male, alla mia età. Complimenti.


In questo stato di cose, il cervello va per conto suo. Aiutato o disturbato (a seconda dei punti di vista) dagli occhi e dalle orecchie. Che vedono e sentono cose assurde. Aberranti.
Oscene e indegne, se riportate alla realtà di un Paese, l'Italia, che in linea del tutto teorica, dovrebbe essere civile, moderno e democratico. Vergogna su questo intestino del mondo. Vergogna su chi lo governa, per come lo governa. Vergogna sulle opposizioni, per come si oppongono. Vergogna su noi cittadini per la nostra assenza colpevole. Anzi, per l'ignavia sistematica.
E per la propensione al furto, alla truffa, al raggiro, alla grassazione e allo sfruttamento indiscriminato di chiunque si dimostri più debole.


Ieri e oggi ho rovistato tra i miei lavori di quindici, sedici, diciassette anni fa.
Preistoria.

Preistoria?
Niente affatto.
Tanta roba. Tante idee. Tante proposte. Tanta voglia di fare e di mettersi in pista.
Senza dubbio, devo riprendere da lì.
E parlo di propensione mentale.
Ogni tanto me ne dimentico, sommerso dallo schifo di questo Paese sottosviluppato, arretrato e ignobile che cerca di stritolarmi ogni giorno con le sue devastanti visioni del lavoro, del fisco e della società. E non ci sono destre, centri o sinistre. Buzzurri sono e buzzurri restano. Uomini senza dignità. Sgorbi pregni di una ignoranza maligna e ingorda. Porci avidi e ruffiani. Inutili e volgari aborti della natura.

Il Poetto con i suoi casotti, l'antica linea tramviaria
e la Sella del Diavolo sullo sfondo, in una bella foto d'epoca.

Tra le varie cose, ho ripescato questa storia a fumetti scritta all'inizio del 2000. Un anno "spartiacque" nella mia vita. Ma, mentre scrivevo quella sceneggiatura, ancora non lo sapevo.
Un anno difficile, il 2000. Tra i più difficili che mi sia capitato vivere. Ma anche importante, perché ha permesso ad alcune fenici di rinascere dai fuochi che le avevano distrutte.

Macchie d'Inchiostro nuova serie n. 1 (7) - luglio 2000.
Disegno di copertina di Giuseppe Palumbo

La storia fu pubblicata sul n.1 (nuova serie) della rivista Macchie d'Inchiostro, organo di stampa ufficiale della "mia" Associazione Culturale Chine Vaganti.
Fin dalle prime bozze, la vicenda era ambientata nella Cagliari di fine anni Settanta, sulla spiaggia del Poetto che ancora ospitava gli storici casotti, poi demoliti nel 1986.



È una storia malinconica. Autunnale.
I disegni di Giorgio Concu, influenzati dallo stile del croato Danijel Zezelj, la caricano dell'atmosfera adatta.



Ci sono passaggi, in queste otto tavole a fumetti, che oggi scriverei in un altro modo.
E che Giorgio disegnerebbe in un altro modo.
Abbiamo fatto molta strada dal 2000 a oggi, nonostante le scudisciate che abbiamo preso (in particolare negli ultimi anni) dal mondo del lavoro, dallo Stato italico e dalle parti più marce della società, cancri in espansione inarrestabile, alimentati da una tecnologia impazzita e votata alla distruzione dell'essere umano.



In questa storia appare, per la prima volta nella mia scrittura, la figura della sirena. Una figura che mi ha permesso di creare un cortocircuito di consapevolezza umana. Un ponte tra l'uomo e la sua essenza più profonda, ormai alla deriva. Un grido d'aiuto. Una mano tesa. Forse.



Qualche anno dopo, un'altra sirena attraversò la mia strada.
Una sirena che mi portò fino al teatro. E che segnò un altro "spartiacque" della mia vita.

Nei giorni scorsi ho letto un romanzo che, tra qualche mese, mi coinvolgerà in un gioco di narrazione "para" teatrale. In questo gioco, io mi calerò nei panni di uno dei personaggi della storia.
Ecco, anche se non l'ho scritto io, quel romanzo piratesco mi ha regalato la terza sirena della mia vita.
Un segno?
Vedremo.

Quei giorni d'ottobre © Daniele Mocci & Giorgio Concu

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