se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

martedì 25 febbraio 2020

Eventi culturali, laboratori nelle scuole... chi scrive i bandi? Chi amministra?

Come si fa a infilare nella testa di chi scrive i bandi per finanziare gli eventi culturali il concetto (elementare) che portare tremila persone ad ascoltare un famosissimo e fighissimo e seguitissimo decerebrato che blatera stronzate a sproposito vale molto meno (in termini di ricadute di ogni genere) che portare trenta persone capaci di interagire con un autore degno di essere chiamato tale?
A quel punto, che si facciano i festival di intrattenimento per decerebrati. Ma con altri fondi rispetto a quelli destinati alla cultura.

Come si fa a infilare nella testa di certi amministratori il concetto che gli stessi amministratori sono (e devono essere) complementari e non alternativi rispetto ai professionisti che organizzano eventi?

Come si fa a infilare nella testa di chi scrive i bandi per finanziare le attività laboratoriali nelle scuole il concetto che avere trenta esperti con trenta mini workshop di un'ora ciascuno non è un vantaggio ma una devastazione per i bambini, per i docenti, per la scuola e per gli stessi esperti (che in questo modo non riusciranno mai a fare un lavoro organico e "compiuto")?

Ci vuole molto a capire che, anno dopo anno, le attività di questo genere sono gestite in maniera sempre più scadente, dilettantesca, improduttiva e imbecille da chi ne detta le "regole di ingaggio" e che, al contrario di ciò che fa, dovrebbe mettersi (senza SE e senza MA) al servizio del sistema cultura-formazione-istruzione?

E ci vuole molto a capire che in questo modo si buttano al cesso soldi pubblici per far fare figure di merda a progettisti, operatori e formatori di ogni genere, dirigenti scolastici e docenti?

L'impressione è che chi scrive certi bandi, detta certe regole e fissa certi parametri non conosca una beata fava dei mondi che cerca di regolare, provocando solo casini e scontento.

Il progresso dovrebbe portare cambiamenti migliorativi.
Se porta peggioramenti, allora non è progresso: è solo cambiamento fine a se stesso, se non addirittura regresso, involuzione e decadenza.

E, francamente, a quel punto, è meglio tornare indietro di vent'anni, a quando non c'era la tendenza compulsiva a fare numeri "tanto per fare numeri" e si potevano organizzare laboratori veri e propri nelle scuole, con percorsi organici e risultati utili e funzionali alle esigenze didattiche. O manifestazioni culturali senza finti artisti che portano folle inutili, solo perché hanno mezzo milione di follower nelle loro pagine social.

Nessun commento: