se fossi un'automobile...
... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?
sabato 13 marzo 2010
Povera lingua (2), ovvero... Poveri noi!
Poco fa mi accingevo a scrivere tutt'altro post, poi ho visto che erano quasi le 13,00 e ho deciso di seguire un telegiornale.
Nella mia nuova casa cagliaritana (in affitto), non ho i canali Rai grazie a quella grandiosa trovata che è il digitale terrestre.
Infatti, come ha detto qualche tempo fa Luciana Littizzetto, non si capisce perché dovremmo cambiare un servizio che funziona bene (e che ha SEMPRE funzionato bene da quando la televisione esiste) con un nuovo servizio che non funziona bene o che, come nel mio caso, non funziona PER NIENTE.
E' il progresso che avanza.
Non importa se quello che sostituiamo ci peggiora la vita rispetto a quello che abbiamo sostituito.
L'importante è cambiare.
Buttare il vecchio.
Prendere il nuovo.
Possibilmente pagarlo il più caro possibile.
Essere contenti di questo.
E soprattutto... ESSERE OTTIMISTI!
Comunque...
Punto primo (di due).
Data la situazione che vi ho appena descritto, prima ho visto un pezzo del TG de La7, poi ho tentato di vedere quello di Canale 5 (con certi canali sono costretto ad andare per tentativi, pur sapendo quasi sempre in anticipo quanto sarà disastroso il risultato finale, ma questa è un'altra storia...).
Al TG5 c'era un servizio in cui il giornalista, a proposito di una persona che si trova evidentemente in drammatiche difficoltà, diceva che "... la sua vita non è soltanto compromessa, ma è addirittura appesa a un filo!".
Aspettate un attimo...
Ma "compromessa" non è peggio che "appesa a un filo"?
L'aggettivo "compromesso", nella LINGUA ITALIANA, ha il significato di "destinato all'insuccesso, al fallimento".
Quando invece diciamo che qualcosa o qualcuno è "appeso a un filo", vogliamo intendere che quella situazione o quella persona non sono ancora del tutto compromessi, ma sono "QUASI" compromessi.
C'è, insomma, un "QUASI" di differenza.
Ed è in virtù di questo "QUASI" che quel giornalista di Canale 5 è un grande ignorante.
Infatti, una persona (presumibilmente laureata in discipline umanistiche) che dice "acqua" presumendo che chi lo ascolta capisca che lui intendeva riferirsi al "vino", ha un grosso problema di cultura di base (senza contare i problemi di "cultura avanzata e specifica").
Questa cosa mi ha fatto ricordare un aneddoto che ogni tanto mia madre mi racconta, come se fosse sempre la prima volta che lo fa. Avevo quattro anni e mi trovavo al mare con la mia famiglia.
Un cuoco (detto Lelle Baffo per via dei suoi baffoni) ci preparò la pasta al forno e io ne fui entusiasta. Quando il baffone venne a chiederci come fosse andato il pranzo, io gli dissi più o meno così: "complimenti, Lelle Baffo... la pasta al forno non era ottima, era proprio buona!".
Il sillogismo di aristotelica memoria mi farebbe dire che, a questo punto, dovremmo considerare il cervello di quel giornalista del TG5 pari a quello di un bambino di quattro anni.
Ma, ovviamente, non lo dirò per rispetto.
Ciò detto o, meglio, ciò NON detto, il Dottor Giornalista di cui sopra avrebbe dovuto necessariamente dire che "... la sua vita non è soltanto appesa a un filo, ma è addirittura compromessa!".
Punto secondo (di due).
Nello stesso TG5, un medico che veniva intervistato parlava di due cose.
Tutte e due (oppure ambedue o, anche, entrambe) queste cose erano di genere maschile.
Mi spiego.
Non ricordo quali fossero queste due cose nello specifico (perché la mia attenzione è stata subito catturata dalla castroneria che il medico ha detto subito dopo), ma poniamo che fossero IL NASO e L'ORECCHIO.
Bene...
Lui diceva che "il naso e l'orecchio sono ENTRAMBE danneggiati".
Ma porca di quella vacca!
Come può un medico, un laureato in medicina, una persona presumibilmente colta, uno che ha a che fare con le parole tutti i santi giorni, sia con i suoi pazienti che con i suoi colleghi, sia in privato che in pubblico (telegiornali compresi), dire che "il naso e l'orecchio sono ENTRAMBE danneggiati"?
Come si permette!
ENTRAMBI (con la lettera i finale) ed ENTRAMBE (con la lettera e finale) sono aggettivi e pronomi che, nella lingua italiana, hanno naturalmente la sola forma plurale, avendo (entrambi) il significato di AMBEDUE.
Ma c'è una differenza!
Se utilizzo l'aggettivo/pronome AMBEDUE posso parlare indifferentemente di due persone e/o due cose femminili o maschili.
Se invece utilizzo gli aggettivi/pronomi ENTRAMBI-ENTRAMBE le cose cambiano.
Infatti, con ENTRAMBE mi riferirò necessariamente a due persone e/o cose di genere femminile.
Con ENTRAMBI, invece, indicherò necessariamente due persone e/o cose di genere maschile, oppure due persone e/o cose che siano una di genere maschile e una di genere femminile.
Quindi il nostro caro Scienziato in Medicina Cosmica avrebbe dovuto (ovviamente) dire che "il naso e l'orecchio sono ENTRAMBI danneggiati".
E' incredibile come questa cosa di ENTRAMBI-ENTRAMBE sia ormai un equivoco di massa che nessuno più si cura di correggere. Anzi, tra un po' mi correggeranno se dico che "il cervello e il buon senso sono stati ENTRAMBI soppiantati con estrema disinvoltura dall'ignoranza e dall'approssimazione televisiva".
Già, proprio quella televisione che negli anni Cinquanta aveva contribuito a far conoscere/capire (e poi parlare) l'italiano a tutti gli italiani, oggi si sta riprendendo tutto indietro, e con gli interessi!
Il problema è che anni fa gli italiani, per quanto non fossero dei fulmini di guerra con la lingua nazionale, almeno conoscevano molto bene i loro dialetti e le loro lingue regionali.
Oggi non sanno parlare né l'una né gli altri.
Che pena!
E' prorpio vero che l'unica cosa che ci resta è l'OTTIMISMO.
E, badate...
sottotitolo per i non udenti...
l'ultima frase era ironica.
Oppure sarcastica.
Oppure satirica.
No, satirica no.
Non mi permetterei mai.
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4 commenti:
Non vorrei dire, ma in questo tuo post ci sono almeno cinque refusi...
Elencali, please!
Volevo solo metterti alla prova ;)
Azz...
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