se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

giovedì 10 luglio 2008

Al cinema... John e Jack non so! (9)





Lo chiamavano
Per Carità...
(Italia, 1976)

a cura di Aguirre De Lope


Dopo l’abbuffata folgorante degli Spaghetti Western…
dopo l’indigestione utopistica dei Tortilla Western…
dopo l’insostenibile leggerezza (non necessariamente profumata) dei Fagioli Western…
ecco il primo e ultimo (perciò unico) Sorbetto Western dell’intero filone.
I fratelli registi Bo e Luke Duke, al secolo (scorso) Bonario e Lucrezio Duchetti, provano a rinvigorire un genere ormai inaridito e, allo stesso tempo, satollo di titoli e situazioni talmente diverse da sembrare tutte uguali.


Un uomo senza nome (Spencer Hill) arriva a Las Playas, un derelitto villaggio di frontiera.
La frontiera è ormai giunta alla fine, lasciando “da conquistare” soltanto una esigua lingua di spiaggia californiana bagnata dall’Oceano Pacifico. In questa lingua di spiaggia l’unico centro abitato è appunto Las Playas.

L’uomo, fermatosi in riva all’oceano con lo sguardo perso all’orizzonte, in cerca di vecchi e dolorosi ricordi, viene investito da un’onda anomala che lo spinge per diverse miglia verso l’interno della California, in piena civiltà.
Piombato in uno stato confusionale, l’uomo non riesce più a trovare la via per Las Playas e comincia la sua parabola discendente fatta di alcool, ignobili spettacoli di spogliarello e accattonaggio.

Nessuno si ricorda più il suo nome (ammesso che qualcuno lo abbia mai saputo…), neppure lui!
Nessuno gli parla.
Nessuno lo vede.
Nessuno lo sente.
Nessuno ha mai voglia di fare niente, che diamine!

Passa circa un anno.

Esaurite le speranze, l’uomo decide di farla finita.
Va in un’armeria ad acquistare, con gli ultimi centesimi che ancora tintinnano nella sua unica tasca, la pallottola con cui ha deciso di farsi saltare le cervella. Purtroppo, però, il progresso galoppa troppo velocemente: i suoi soldi sono ormai fuori corso. E, anche se fossero ancora buoni, le pallottole per caricare la sua vecchia pistola non sono più in produzione, quindi risultano introvabili.

Nell’armeria l’uomo viene notato da un certo Mr. Forbes (Lee McQueen), un ricco possidente del luogo, collezionista compulsivo di vecchie armi da fuoco.
Forbes offre all’uomo senza nome 500.000 dollari per avere la sua pistola. L’uomo accetta.
Con quei soldi potrà pagare qualcuno che lo aiuti a ritrovare la via per Las Playas e ritirarsi con onore in una casetta nella stretta lingua di spiaggia californiana, ultimo baluardo del vecchio West.

Tornato sulla “selvaggia” spiaggia della California, ritrova Las Playas popolata da vecchi pellerossa alcolizzati, patetici cow boys attempati che fanno la corte a squallide e rugose baldracche da saloon con le borse sotto gli occhi (e chissà in quante e quali altre parti del corpo).
L’uomo senza nome si reca dall’unico benestante del villaggio, un certo Mr. Sebrof (Bertrando Trancho), arricchitosi grazie al commercio di carne di serpente a sonagli, uno dei rarissimi animali capaci di vivere in quella lingua di spiaggia massacrata dal sole.
L’uomo senza nome vuole acquistare da Sebrof una parte di spiaggia per costruire la sua casa e vivere tranquillo gli ultimi anni che gli restano. I due concludono l’affare per 45.000 dollari ma, alla vista del denaro con cui l’uomo senza nome intende pagare, Sebrof estrae la sua vecchia Colt e comincia a far fuoco. L’uomo senza nome riesce a fuggire e a salvarsi la vita, ma perde un occhio e un ginocchio.

A questo punto, con almeno cinque cancrene sparse per il corpo, l’uomo senza nome torna nell’interno della California. Raggiunge la casa di Mr. Forbes e vi si introduce come un ladro, nottetempo. Sempre come un ladro, si riprende la sua vecchia pistola. Poi cerca e trova alcune pallottole compatibili (anch’esse “pezzi” della collezione di Mr. Forbes). Infine, ancora una volta come un ladro, esce di casa cercando di non farsi scoprire. E, nonostante tutto, ci riesce.
Torna a Las Playas. Raggiunge la casa di Sebrof e con un rantolo asmatico lo chiama, sfidandolo a duello.

Sebrof esce di casa allacciandosi i pantaloni con una certa difficoltà (infatti, non essendosi ancora svegliato del tutto, li ha indossati al contrario).
I due si ritrovano sulla spiaggia. L’uno di fronte all’altro.
Ma è una notte senza luna e nessuno dei due riesce a vedere dove si trova il suo nemico.
Sebrof spara alla cieca e tra i vari colpi sprecati, riesce a piazzarne uno nell’occhio buono dell’uomo senza nome.

L’uomo senza nome capisce (finalmente!) che per lui “non è aria”. Butta a terra la sua vecchia pistola e, rantolando, chiede a Sebrof di spiegargli almeno perché gli abbia sparato al momento della compravendita del pezzo di spiaggia.
Sebrof, che è un uomo all’antica (e infatti vive nell’ultimo villaggio del vecchio West), gli risponde che quel denaro era falso.
L’uomo senza nome gli spiega che, in realtà, quelle erano le nuove banconote che da qualche tempo avevano sostituito le vecchie in tutta l’America. Purtroppo in quella lingua di California dimenticata da Dio non erano ancora arrivate…

Sebrof chiede scusa e torna a dormire.

Mentre le prime luci dell’alba illuminano il cielo con una luce livida, l’uomo senza nome si allontana alla cieca verso le vecchie case di Las Playas.
Qualcuno fischia, come se stesse chiamando una capra.
L’uomo si blocca.
Una vecchia baldracca lo raggiunge e gli infila in tasca pochi centesimi del vecchio conio.
Con quelli potrà acquistare qualcosa da mangiare nel saloon di Las Playas.

Presentato come il film che avrebbe rivoluzionato per l’ennesima volta il genere Western made in Italy, Lo chiamavano Per Carità… mette la parola “fine” alle ormai tiepide velleità di risveglio di un filone esaurito ormai da tempo.
Tuttavia la pellicola è divenuta famosa per almeno due motivi.
Il primo è che, caso praticamente unico nella cinematografia mondiale, da oltre trent’anni il film strappa sonore risate a chi lo guarda convinto che assisterà a una vicenda drammatica e, viceversa, incupisce paurosamente chi si aspetta una storia comica e brillante.

Il secondo motivo, in tutta franchezza, non si è mai saputo.

6 commenti:

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Non ricordo se al tempo lo vidi aspettandomi un film comico o drammatico, ma in generale "Continuavano a chiamarlo Per Carità" mi è sempre sembrato meglio del primo.

Daniele Mocci ha detto...

Tocchi un tasto dolente per la mia grande passione verso il cinema Western italico...

In effetti, anch'io ho sempre preferito il secondo film (Continuavano a chiamarlo...) e lo recensirei domani stesso.

Ma circa un mese fa ho fatto una promessa, niente più sequel...

A meno che, il buon ggrillo, di rientro dalle ferie con l'illustre Maestà "emoacrica", non mi conceda una liberatoria.

Del resto se c'è qualcuno a cui ho promesso che non sarei caduto nel tunnel dei sequel è proprio lui.

Attendiamo la grazia del re!

Danilo ha detto...

Io so il secondo motivo, ma non lo dirò mai, a costo della mia stessa vitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaH!

Daniele Mocci ha detto...

Questo è giocare sporco...

Anonimo ha detto...

occhio e ginocchio!! bellissima
ciao
alex

Daniele Mocci ha detto...

Benvenuto Alex e grazie mille!!!