Le dita non saranno più veloci come una volta, ma la capacità di dare corpo alle emozioni non è diminuita di niente in oltre 30 anni di carriera. Anzi, semmai è aumentata...
Ero al Datch Forum il 15 aprile e, per la prima volta in vita mia, l'ho visto dal vivo.
Mea culpa.
Non spetta a me fare un'analisi tecnica approfondita della sua performance, ma...
1) tirata d'orecchi a chi poteva e doveva farlo! In rete praticamente non ci sono articoli e recensioni da parte dei "professionisti degli articoli e delle recensioni". O meglio, c'è pochissimo e per niente interessante. Perché?
Quello che c'è, arriva per la maggior parte dai fan e dagli appassionati (meno male che almeno loro ci sono e si fanno sentire "forte e chiaro");
2) è stato scritto pochissimo anche prima delle 3 date di Milano (15.04), Mantova (16.04) e Bolzano (17.04). Per lo più, i canonici (e indispensabili, per carità!) comunicati stampa. Ma alcuni di questi comunicati pubblicati su internet davano date e luoghi e poi copiavano spudoratamente e di sana pianta interi blocchi di biografia di Mark da Wikipedia, senza il minimo lavoro di adattamento al contesto del tour 2008. Che pena!
Comunque...
Per quanto mi riguarda, ho assistito a un ottimo concerto, con una prima parte più "acustica", più da teatro che da stadio. Ecco forse l'unico motivo delle poltroncine in platea che hanno fatto irritare i fan più caldi. Atmosfere delicate, suoni curatissimi e bassi volumi (forse un po' troppo bassi, all'inizio) sono stati i caratteri dei primi brani. Anche quelli più ritmati trasmettevano tranquillità!
Poi via via l'atmosfera ha cominciato a farsi più elettrica sia sul palco che fuori. La voce di Mark e il tocco sulle corde delle sue chitarre non mi sono sembrati certo quelli di un musicista che ha fretta di andare in pensione. Una splendida Hill farmer's blues (brano dall'album The ragpicker's dream, che a tutt'oggi resta il mio preferito del "dopo Dire Straits") ha segnato la degna fine della prima parte, in cui Mark ha esplorato alcuni momenti della sua carriera solistica con arrangiamenti folk e country molto sofisticati, impreziositi dagli splendidi fraseggi al violino di un John McCusker in grandissimo spolvero. Ma anche il resto della band non si è certo risparmiato: Richard Bennett alla chitarra, Danny Cummings alla batteria, Glenn Worf al basso, Guy Fletcher e Matt Rollings alle tastiere, sono stati davvero molto... "sui pezzi"!
Lo spartiacque della serata è arrivato con Romeo and Juliet, semplicemente fantastica per quello che ho sentito e per quello che ho provato. In effetti Making Movies è stato il mio album di iniziazione agli Straits e a Mark!
Metto nello spartiacque anche la successiva Sultans of swing. E anche qui forti emozioni sull'attacco del brano e pubblico in delirio fino al boato che ha fatto traboccare il Forum alla chiusura del pezzo, ma...
... il solo di chitarra finale non è forse all'altezza del brano e del suo atutore. E non per la/le stecche che più o meno tutti abbiamo sentito. Quelle fanno parte del gioco e possono anche starci soprattutto nel finale di questo classico del rock, dove Mark, per anni, ci ha abituati "male" con pulizia, precisione e velocità da paura. "Qualcun altro" steccò l'attaco (vocale) di Wish you were here a Venezia, diversi anni fa, vi ricordate? E quel "qualcun altro", all'epoca, non aveva 58 anni e tre quarti come Mark oggi! La/le stecche non c'entrano, anzi rendono Mark ancora più vero. E' che non si è capito bene dove volesse andare... insomma... non sono nessuno per dirlo e, comunque sia, è un mio parere personale, ma... a un certo punto sembrava letteralmente incartato!
In ogni caso, è stato l'unico momento in cui mi sono svegliato dal sogno.
La ripresa è stata fenomenale, una vera e propria cavalcata trionfale fino alla fine: Marbletown (bellissima, intensa... uno dei pezzi più emozionanti del concerto), Postcards from Paraguay (l'arrangiamento che non ti aspetti... forse c'erano anche gli Inti Illimani dietro o sotto il palco, per l'interpretazione più geniale della serata), Speedway at Nazareth (un brano di una forza devastante che sale, sale, sale sempre di più... il rock si riprende la scena sul folk e sul country a spallate e dà l'impressione che da un momento all'altro il palco debba esplodere), Telegraph Road (favolosa, Mark mette in moto la macchina del tempo e sul palco riporta i Dire Straits dei primissimi anni '80).
E poi, a concludere, Brothers in arms, Our Shangri-La, So far away e la magica Going home, per un finale strepitoso.
Non ho obiezioni sulla scaletta. Non ho obiezioni sulle stecche di Sultan of swing. Non ho obiezioni nemmeno sull'ultimo album in studio, che per diversi fan è stata una delusione.
Non ho obiezioni su niente.
Ho solo deciso di seguire Mark fino in fondo, perché è un musicista che mi ha dato e che mi dà ancora emozioni. Perché la sua musica fa parte della mia vita da anni e, a questo punto, è impossibile separarla da immagini, ricordi, profumi, e persone che abitano il mio mondo.
Sono curioso di quello che ancora ha da dire con le sue note, cerco di capirne il colore e la forma. Anche se sicuramente oggi hanno un colore e una forma diversi rispetto a 25 anni fa.
Se voglio ascoltare Tunnel of love o Money for nothing, me le ascolto in cd o mi guardo un dvd. Non posso sperare che Mark le componga, le incida e le pubblichi nel 2008. Non posso aspettarlo, per il semplice motivo che l'ha già fatto!
Poi se in quello che fa c'è qualcosa che non mi piace, beh... anche quello fa parte del gioco.
In chiusura, una piccola chicca. L'ho trovata nel forum dei knopfleriani. L'ha pubblicata un knopfleriano che si fa chiamare Maroretto, accompagnandola con queste parole "c'è sempre una bandiera dei quattro mori in ogni concerto".
Beh... da buon sardo, non potevo essere insensibile a una cosa del genere! Ciao Maroretto e ciao a tutti!
PS: anche le altre due foto a corredo di queste righe sono state prese dal forum dei knopfleriani (grazie aaron111 per averle regalate anche a chi, come me, non aveva una macchina fotografica).
8 commenti:
Che invidia.
A noi quaggiù ci tocca aspettare l'estate per ascoltare qualcuno degno di essere ascoltato.
Io comunque scuserei Mark Knopfler se si è incartato un pochetto su sultans of swing... ha così tante consonanti nel cognome che io mi incarterei già a presentarmi!
V bn Crbr.
Mrk Knpflr scst.
Czz ch csn!
Grz dl cmmnt.
C.
Bisogna dire a Mark di comprare una vocale!
Stavo per richiederti in carta bollata le foto del concerto quando ho letto le righe piccole!
Ciao Carburo!
E comunque lunedì a Torino ero al fenomenale concerto di Elio e le Storie Tese...
vi saluto con l'altra mano!
Io invece ti saluto con "quella " mano".
Sorrisi e bacetti...
Ciao, ho trovato il tuo blog grazie all'articolo su mark Knopfler e volevo solo scriverti che condivido tutto quello che hai scritto in merito. Mark è stato un grande, lo è tuttora e lo rimarrà per sempre...è sicuro che comunque i dIRE sTRAITS non esistono più...la sua carriera solista è di diverso stampo ma...le emozioni sono le stesse...e quando rispolvera i grandi classici come Telegraph Road...beh...sono solo brividi. Io quest'anno l'ho visto a Bolzano e Londra ed è stato meraviglioso.
Un saluto
Marco
http://alessiaemarco.blogspot.com
Ciao Marco.
Benvenuto in queste pagine e grazie per il tuo commento.
Scusa se ti rispondo in ritardo, ma non guardo praticamente mai i vecchi post e oggi è capitato solo per puro caso!
Ti rispondo anche sul tuo blog!
Ciao
Ciao Daniele
Ciao Maroretto!!!
Cavolo... non avevo più controllato questo mio post sul concerto di Mark Knopfler e non avevo visto che alla fine l'hai trovato anche tu!!!
Complimenti per la tua bandiera dei quattro "Mark" e... grazie per avermela "prestata a tua insaputa"!!!
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