se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

mercoledì 21 maggio 2008

Al cinema... John e Jack non so! (3)




Tordo
(USA, 1983)

a cura di Nik Jackholson

Seattle, 1982.
John J. Tordo è un reduce dal Vietnam perseguitato da continui incubi.
Da quando la guerra è finita ed è tornato in patria, c’è qualcosa di irrisolto nella sua vita, nel suo subconscio.
Una notte John sogna il particolare che fa andare tutti i suoi ricordi al posto giusto: ora sa in quale preciso punto della giungla vietnamita aveva perso il suo zippo, nel lontano 1971.

Il giorno dopo, John è su un volo per Hanoi e, mentre si prepara ad affrontare la giungla facendo flessioni sul corridoio dell’aereo e malmenando le hostess, la sua mente cede.
Tuttavia la situazione era già compromessa in partenza, per cui nessuno se ne accorge, neanche lui.

Arrivato ad Hanoi, John è riconosciuto dai fratelli di Lì-mì-nì-gì-pì-tì-rì, una ragazza con cui ai tempi del conflitto aveva avuto una relazione e sette figli. I fratelli della donna lo accusano di aver avuto sette relazioni e un figlio con la loro sorella, ben sapendo che non è vero. Lo pestano e lo caricano in un aereo di aiuti umanitari per l’Afghanistan (che vive ancora la drammatica situazione conseguente all’invasione sovietica del 1979), sigillandolo dentro un sacco di farina.

Paracadutato sui monti afgani in pieno inverno, John sopravvive grazie alla farina, ma è braccato sia dai sovietici che dagli afgani che lo ritengono responsabile di aver imboscato la farina per scopi personali.

Tra i monti impervi, solo come un cane e incattivito dal clima e dall’impossibilità di assistere alla finale del Super Bowl, John si trasforma in una macchina di morte per chiunque gli si avvicini. Abbandona i suoi due nomi di battesimo e comincia ad essere conosciuto semplicemente come Tordo. Alla sola pronuncia di quel nome, l’inverno afgano si allunga di un mese.

Dopo aver ucciso per sbaglio un intero battaglione di marines in incognito, che cercavano di riportarlo alla ragione, Tordo riesce ad attraversare le linee afgane e quelle sovietiche, lasciando dietro sé una lunga scia di sangue (quello dei marines uccisi, che era riuscito a raccogliere e travasare in un’autobotte sottratta alla Croce Rossa Internazionale).

Tordo è finalmente fuori dall’Afghanistan. Ora può leccarsi le ferite (anche se per quelle sulla schiena è un problema). E intanto medita vendetta contro i fratelli di Lì-mì-nì-gì-pì-tì-rì e sogna il momento in cui potrà di nuovo stringere tra le sue mani il suo vecchio e caro zippo.

Un film intenso e denso, almeno penso. La pellicola che ha fatto conoscere il regista Stord Roolf al grande pubblico. Uno schiaffo al perbenismo e al dadaismo. Un inno al parossismo e al fancazzismo. Una denuncia contro ignoti per il furto dello zippo, risoltasi poi con un nulla di fatto quando si è scoperto che Tordo lo zippo l’aveva perso nel 1971, nel cuore della giungla vietnamita.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ho appena scaricato con e-mule, bellissima la colonna sonora iniziale. Questa sera lo guarderemo in famiglia dopo anno zero.
ciao
Ale

Daniele Mocci ha detto...

Bene!
Anche se non credo che il buon Stord Roolf sia molto contento del fatto che si scarichino i suoi film da e-mule...
Vabbè, per questa volta...
Ciao

ggrillo ha detto...

Se Stord non è contento so' cazzi sua.

"Alla sola pronuncia di quel nome, l’inverno afgano si allunga di un mese" mi fa ghignare.

:)

Daniele Mocci ha detto...

Felice della tua "ghignata" ggrillo!
Ora vado a leccarmi le ferite sulla schiena...