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martedì 15 luglio 2008

Al cinema... John e Jack non so! (10)


Ultimo tanga a Parigi
(Italia-Francia, 1979)

a cura di Leone Doro

Il famoso lottatore di sumo Mingras Sai, durante una trasferta a Parigi per un torneo internazionale di tennis, conosce Philippe, uno stilista di alta moda che gli fa notare la sua palese inadeguatezza rispetto ai canoni di bellezza occidentali.

Mingras sulle prime non vuole accettare le parole di Philippe, ma nel suo intimo sa che, se vorrà conquistare il cuore dello stilista, dovrà essere disposto a cambiare. La sua malinconia gli fa inanellare una serie di brutte sconfitte al torneo di tennis, ma fa anche scattare il fuoco della passione in Philippe. Tuttavia, l’impossibilità fisica di consumare il rapporto per via dell’eccesso di massa grassa di Mingras, fa spegnere subito quel fuoco.

Il torneo internazionale di tennis finisce e Mingras, classificatosi ultimo, deve ripartire mestamente per il Giappone.
Philippe non ha il coraggio di presentarsi all’aeroporto per l’addio e lascia una lettera nella camera d’albergo di Mingras.
Ma nella lettera non c’è scritto niente.

Mingras si sente abbandonato anche da Philippe e decide che la sua vita da quel momento cambierà. Abbandona nella sua stanza d’albergo il tanga ancora sudato con cui ha giocato il suo ultimo incontro e si dirige verso l’aeroporto.

Philippe si rende conto di non aver scritto niente nella sua lettera e corre subito in albergo dove però trova solo il tanga sudato di Mingras. Ogni volta che Philippe annusa quel tanga, sente una fitta al cuore e due o tre allo stomaco.

Il ritorno in patria di Mingras è drammatico.
Per prima cosa realizza di aver partecipato a un torneo di tennis mentre lui è un famoso lottatore di sumo. Poi, quando sta per farsi una ragione di tale deprecabile errore, un pauroso terremoto distrugge la sua città e uccide i suoi familiari.
Mingras ha perso tutto quello che gli restava oltre l’onore (che aveva già perso a causa della disfatta al torneo di Parigi). Così comincia a vivere di accattonaggio. Mangia un giorno ogni quattro e cala vistosamente di peso.
La sua vita è cambiata ma, nei momenti di sconforto, l’ex lottatore di sumo sente un filo di nostalgia per il passato.
Le solite cose che capitano nei momenti di sconforto.

Nel giro di tre anni Mingras ha perso 139 chili ed è irriconoscibile. Viene notato da uno stilista emergente di Tokyo che lo prende nella sua scuderia, trasformandolo in poco tempo nel modello più richiesto del Giappone.

Philippe lo vede in televisione e lo riconosce. La sua antica passione si riaccende in un istante e, senza pensarci due volte, fa recapitare a Mingras un biglietto aereo di sola andata per Parigi.
Ricevuto il biglietto Mingras si scioglie in lacrime, raccoglie le sue carabattole e si imbarca sul primo volo per Parigi, dove lo attende un futuro da modello per la maison di moda di Philippe e l’amore che non è mai riuscito a consumare.

Philippe conta i minuti che lo separano da Mingras.

L’aereo su cui viaggia Mingras precipita.

Philippe continua a contare i minuti.
Lo farà per tutta la vita, asciugandosi le lacrime sul tanga che il giapponese aveva lasciato nella sua stanza d’albergo quando partì da Parigi.

Il film che fece urlare allo scandalo tutti, religiosi e laici, occidentali e orientali. Ma soprattutto critici e recensori di cinema, nonché gestori delle sale di proiezione.
Piergnazio Spingitopo ci conduce in un viaggio interiore, posteriore, allucinato e decadente. Neanche nelle battute finali del film, quando l’aereo precipita, si ha l’impressione della caduta.
Come se la storia non fosse mai decollata.
E il dramma assume le proporzioni della tragedia che segue una paurosa disfatta.
Per fare solo un piccolo esempio, il film, solo in Italia, incassò 26.000 Lire nella prima settimana di proiezioni. Nessuno può dire quanto avrebbe incassato nella seconda se, per una perversa logica commerciale, la pellicola non fosse stata inspiegabilmente ritirata.

10 commenti:

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Premesso che Spingitopo è uno dei miei registi preferiti (e si vede), in questo caso credo che che il Maestro si sia lasciato un po' prendere la mano dalla scena del burro (poi, inspiegabilmente, tagliata) e dalla caduta in aereo, durata complessivamente 47' e 13''. Certe coraggiose scelte registiche poi si pagano, è ovvio, soprattutto per la difficoltà di Nanni Frescacce a tenere la stessa espressione di terrore per tutti i famosi 47' e 13''. Non a caso Ghezzi al riguardo parlò di "delirio di nannipotenza".

Fabrizio Lo Bianco ha detto...

Ehm... da qualche parte c'è un "che" e 13'' di troppo...

Daniele Mocci ha detto...

Ecco uno che se ne intende.

Mi fa piacere ricevere tali contributi da persone che sanno esattamente quello che dicono.

Per la scena del burro, in un'intervista rilasciata anni fa alla BBC, Spingitopo disse che gli sembrava troppo condita e quindi preferì tenersi un po' più magro.

Per la scena fiume della caduta dell'aereo, Nanni Frescacce rilasciò una dichiarazione in cui affermò che al 47° minuto cominciava appena a scaldarsi e che gli sembrava abbastanza prematuro che il regista avesse deciso di chiuderla lì.

Ma che ci volete fare... questi sinori sono macchine umane... perfezionisti sempre alla ricerca dell'eccellenza e, in certi casi, della santità!

(???)

Danilo ha detto...

Rivoglio il millino del mio biglietto! Sapete a chi possa rivolgermi?

Anonimo ha detto...

Ma come è possibile immaginare un lottatore di sumo che per errore e in tanga partecipa ad uno dei più importanti tornei di tennis del mondo!!!!!!
Alex (scusate l'anonimato)

Daniele Mocci ha detto...

# Danilo: piergnaziospingitopo@wuberone.slap


# Alex:
cacchio... è vero!
(anonimato perdonato!)

Massimiliano ha detto...

ha detto...

ciao Dani come sempre la tua fantasia d'autore ti porta ad inventare cose divertenti complimenti cmq per la cronaca anche io adesso ho un blog...... mi sa che è una parola un po grossa :) http://nessunlimite.blogspot.com dacci un occhiata pls e mi raccomando spezza il pane e danne un po a tutti alla nutella ci penso io :)

Daniele Mocci ha detto...

Ciao Max, grazie della visita e benvenuto in bloglandia!
Ho "occhiato" il tuo neo blog.
Auguri!
Aspetto di vedere qualcosa di... "intrigante"...
Ciao.

Alessia Buffolo ha detto...

Divertentissimo! brav brav!

Daniele Mocci ha detto...

Graz! Graz!