se fossi un'automobile...
martedì 29 aprile 2008
Piano piano, forte forte.
Anche se i miei buoni motivi ce li ho.
giovedì 24 aprile 2008
Ciao belli... Belli Ciao!
sabato 19 aprile 2008
Mark Knopfler, il grande.
Le dita non saranno più veloci come una volta, ma la capacità di dare corpo alle emozioni non è diminuita di niente in oltre 30 anni di carriera. Anzi, semmai è aumentata...
Ero al Datch Forum il 15 aprile e, per la prima volta in vita mia, l'ho visto dal vivo.
Mea culpa.
Non spetta a me fare un'analisi tecnica approfondita della sua performance, ma...
1) tirata d'orecchi a chi poteva e doveva farlo! In rete praticamente non ci sono articoli e recensioni da parte dei "professionisti degli articoli e delle recensioni". O meglio, c'è pochissimo e per niente interessante. Perché?
Quello che c'è, arriva per la maggior parte dai fan e dagli appassionati (meno male che almeno loro ci sono e si fanno sentire "forte e chiaro");
2) è stato scritto pochissimo anche prima delle 3 date di Milano (15.04), Mantova (16.04) e Bolzano (17.04). Per lo più, i canonici (e indispensabili, per carità!) comunicati stampa. Ma alcuni di questi comunicati pubblicati su internet davano date e luoghi e poi copiavano spudoratamente e di sana pianta interi blocchi di biografia di Mark da Wikipedia, senza il minimo lavoro di adattamento al contesto del tour 2008. Che pena!
Comunque...
Per quanto mi riguarda, ho assistito a un ottimo concerto, con una prima parte più "acustica", più da teatro che da stadio. Ecco forse l'unico motivo delle poltroncine in platea che hanno fatto irritare i fan più caldi. Atmosfere delicate, suoni curatissimi e bassi volumi (forse un po' troppo bassi, all'inizio) sono stati i caratteri dei primi brani. Anche quelli più ritmati trasmettevano tranquillità!
Poi via via l'atmosfera ha cominciato a farsi più elettrica sia sul palco che fuori. La voce di Mark e il tocco sulle corde delle sue chitarre non mi sono sembrati certo quelli di un musicista che ha fretta di andare in pensione. Una splendida Hill farmer's blues (brano dall'album The ragpicker's dream, che a tutt'oggi resta il mio preferito del "dopo Dire Straits") ha segnato la degna fine della prima parte, in cui Mark ha esplorato alcuni momenti della sua carriera solistica con arrangiamenti folk e country molto sofisticati, impreziositi dagli splendidi fraseggi al violino di un John McCusker in grandissimo spolvero. Ma anche il resto della band non si è certo risparmiato: Richard Bennett alla chitarra, Danny Cummings alla batteria, Glenn Worf al basso, Guy Fletcher e Matt Rollings alle tastiere, sono stati davvero molto... "sui pezzi"!
Lo spartiacque della serata è arrivato con Romeo and Juliet, semplicemente fantastica per quello che ho sentito e per quello che ho provato. In effetti Making Movies è stato il mio album di iniziazione agli Straits e a Mark!
Metto nello spartiacque anche la successiva Sultans of swing. E anche qui forti emozioni sull'attacco del brano e pubblico in delirio fino al boato che ha fatto traboccare il Forum alla chiusura del pezzo, ma...
... il solo di chitarra finale non è forse all'altezza del brano e del suo atutore. E non per la/le stecche che più o meno tutti abbiamo sentito. Quelle fanno parte del gioco e possono anche starci soprattutto nel finale di questo classico del rock, dove Mark, per anni, ci ha abituati "male" con pulizia, precisione e velocità da paura. "Qualcun altro" steccò l'attaco (vocale) di Wish you were here a Venezia, diversi anni fa, vi ricordate? E quel "qualcun altro", all'epoca, non aveva 58 anni e tre quarti come Mark oggi! La/le stecche non c'entrano, anzi rendono Mark ancora più vero. E' che non si è capito bene dove volesse andare... insomma... non sono nessuno per dirlo e, comunque sia, è un mio parere personale, ma... a un certo punto sembrava letteralmente incartato!
In ogni caso, è stato l'unico momento in cui mi sono svegliato dal sogno.
La ripresa è stata fenomenale, una vera e propria cavalcata trionfale fino alla fine: Marbletown (bellissima, intensa... uno dei pezzi più emozionanti del concerto), Postcards from Paraguay (l'arrangiamento che non ti aspetti... forse c'erano anche gli Inti Illimani dietro o sotto il palco, per l'interpretazione più geniale della serata), Speedway at Nazareth (un brano di una forza devastante che sale, sale, sale sempre di più... il rock si riprende la scena sul folk e sul country a spallate e dà l'impressione che da un momento all'altro il palco debba esplodere), Telegraph Road (favolosa, Mark mette in moto la macchina del tempo e sul palco riporta i Dire Straits dei primissimi anni '80).
E poi, a concludere, Brothers in arms, Our Shangri-La, So far away e la magica Going home, per un finale strepitoso.
Non ho obiezioni sulla scaletta. Non ho obiezioni sulle stecche di Sultan of swing. Non ho obiezioni nemmeno sull'ultimo album in studio, che per diversi fan è stata una delusione.
Non ho obiezioni su niente.
Ho solo deciso di seguire Mark fino in fondo, perché è un musicista che mi ha dato e che mi dà ancora emozioni. Perché la sua musica fa parte della mia vita da anni e, a questo punto, è impossibile separarla da immagini, ricordi, profumi, e persone che abitano il mio mondo.
Sono curioso di quello che ancora ha da dire con le sue note, cerco di capirne il colore e la forma. Anche se sicuramente oggi hanno un colore e una forma diversi rispetto a 25 anni fa.
Se voglio ascoltare Tunnel of love o Money for nothing, me le ascolto in cd o mi guardo un dvd. Non posso sperare che Mark le componga, le incida e le pubblichi nel 2008. Non posso aspettarlo, per il semplice motivo che l'ha già fatto!
Poi se in quello che fa c'è qualcosa che non mi piace, beh... anche quello fa parte del gioco.
In chiusura, una piccola chicca. L'ho trovata nel forum dei knopfleriani. L'ha pubblicata un knopfleriano che si fa chiamare Maroretto, accompagnandola con queste parole "c'è sempre una bandiera dei quattro mori in ogni concerto".
Beh... da buon sardo, non potevo essere insensibile a una cosa del genere! Ciao Maroretto e ciao a tutti!
PS: anche le altre due foto a corredo di queste righe sono state prese dal forum dei knopfleriani (grazie aaron111 per averle regalate anche a chi, come me, non aveva una macchina fotografica).
mercoledì 16 aprile 2008
La parola a Mr. Job (1)
Correva l'anno 2004. Il quotidiano L'Unione Sarda, grazie a Silvio Camboni, Serena Demontis, Bruno Olivieri e alla società Piquiz, regalava ai suoi lettori il divertente inserto settimanale La Gaggetta Ufficiale, in cui una lista lunga un chilometro di autori vari (disegnatori, vignettisti, sceneggiatori, giornalisti e quant'altro) si divertiva a strappare sorrisi e risate ai lettori con simpatiche trovate sul mondo del lavoro.
Il mio contributo fu la creazione di Mister Job, un bislacco personaggio di origini britanniche che faceva delle piccole riflessioni sul mondo del lavoro.
Quella che leggerete tra poco è la prima delle "esternazioni" di Mr. Job. Seguiranno, prossimamente, tutte le altre pubblicate a suo tempo dalla Gaggetta.
Se poi dovessi rimettermi in contatto con Mr. Job, proverò a proporgli di scrivere qualche nuova (e inedita) riflessione, in esclusiva per gli amici di questo blog.
La "fototessera" che vedete qui sopra è stata realizzata da Luca Usai, ritrattista ufficiale (nonché unico) del nostro esperto inglese.
Ed ora lascio... La parola a Mr. Job!
Tre fratelli.
Un uomo ricchissimo, che aveva sempre desiderato un figlio maschio ma non ne aveva mai avuto uno, in punto di morte decise di fare un regalo a ciascuno dei tre figli (maschi) del suo migliore amico.
A Ercole diede 1 mq di terra in Iraq. A Timoteo, la mano di sua figlia Cersira. A Maurilio, un posto di insegnante in una scuola statale. Ercole morì a 100 anni, ricchissimo, senza aver mai lavorato (aveva scavato in quel francobollo di terra e aveva trovato il petrolio). Timoteo morì a 115 anni, ricchissimo, senza aver mai lavorato (aveva messo Cesira a battere e, nel giro di qualche anno era diventato il più grande magnaccia della città). Maurilio, dopo 15 anni di insegnamento, morì di fame a 38 anni.
mercoledì 9 aprile 2008
Chine Vaganti e Macchie d'Inchiostro
lunedì 7 aprile 2008
Super Pro, il procione super eroe
Oggi vi presento uno dei progetti fumettistici del duo Daniele Mocci & Luca Usai. Luca è un bravissimo disegnatore-illustratore che ho conosciuto 11 anni fa e che nelle scorse settimane ha esordito su Topolino con la sua prima copertina (congratulazioni, Lukkus!).
Molti personaggi della serie (sia principali che secondari) sono ispirati a persone realmente esistenti (amici, conoscenti e quant'altro). Quelli presenti in questa storia, ovviamente, non fanno eccezione! Anzi, ne aprofitto per salutare Bebo, Ale, Paolo/Mamblo, Pedro e Nando... ciao belli!
Potete trovare altre notizie e info su Super Pro nei blog di Luca Usai e Francesco Abrignani, linkati nella colonna a destra di questo blog. A presto con altre storie del super procione e di altri personaggi della ditta Daniele Mocci & Luca Usai.
NB: i colori delle tavole che avete appena visto NON sono di Luca Usai, ma sono fatti "in economia", direttamente in fotolito.
mercoledì 2 aprile 2008
ciao a tutti
Non sono un assiduo frequentatore di blog, forum, siti e quant'altro. Ho qualche problema con lo slang tipico di questo universo. Per fare solo un esempio molto banale, la parola "post", le sue declinazioni e coniugazioni ("postare", "postato", "postasti", "posteremmo"...) mi fanno letteralmente venire i brividi!
Nonostante questo, nonostante l'eccesso di comunicazione e di "autocomunicazione" su internet e non solo, nonostante la mia tendenza a fare troppe cose tutte insieme e nonostante la mia pigrizia a imparare "i trucchetti" che mi consentirebbero di avere un'identità anche in rete, ci provo.
Perché?
Voglio che alcune cose che faccio e che ho fatto cominciano a girare un po' di più di quanto non abbiano fatto fino ad oggi. E voglio che questo sia gestibile, economico e divertente.
Sì, perché oggi spesso ci ritroviamo ad essere gestiti (spesso male) da altri, a pagare cifre improponibili e a farci un fegato così.
Non è solo un semplice discorso pubblicitario. E' che oggi è davvero difficile fare arrivare un messaggio, un'idea o un progetto a destinazione, qualsiasi sia la destinazione, perché ci sono troppi emittenti e pochi riceventi.
E allora ho pensato bene di aggiungere un emittente a questo caos, così anch'io, nel mio piccolo, potrò finalmente contribuire a peggiorare un po' le cose!