se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

lunedì 16 aprile 2012

Lapis in Gurgos 2012... COMING SOON!!!

In un post del 18 novembre 2011 avevo scritto che la nuova edizione di Lapis in Gurgos si sarebbe tenuta (a Orosei) dal 16 al 20 maggio 2012.

Sbagliato!

Lapis in Gurgos, come annunciato, ci sarà... ovviamente sempre tra i meravigliosi vicoli del centro storico di Orosei, ma le date sono state cambiate: dal 23 al 26 maggio 2012!
e stavolta dovrebbero proprio essere giuste!

Non sto a spiegarvi nuovamente cosa sia questo festival culturale in cui si incontrano diverse forme di arte e di creatività... dalla narrativa al fumetto, dall'illustrazione alla fotografia.

Mi limiterò a rimandarvi ai miei post precedenti QUI, QUO e QUA.
Ma in rete si trova anche altro come, ad esempio, questo articolo di Marco Vitali, pubblicato su La Nuova Sardegna di sabato 14 aprile 2012.

Appena sarà reso pubblico il programma ufficiale, provvederò a postarlo su queste pagine elettroniche.

Per ora mi limito a darvi solo i nomi degli autori di fumetto che parteciperanno a questa seconda edizione del festival.

Direttore artistico
Manuelle Mureddu

Ospiti
Daniele Serra
Niccolò Storai
Daniele Mocci (cioè io)


Saranno quattro giorni di storie "respirate", sceneggiate, raccontate, disegnate, premiate...

Quattro giorni di incontri, mostre, seminari e mille altre iniziative.

Ringrazio Manuelle Mureddu e l'organizzazione di Lapis in Gurgos per avermi invitato anche quest'anno!

Tutti a Orosei, dunque... dal 23 al 26 maggio 2012!!!

giovedì 12 aprile 2012

Se c'è una cosa che mi fa incazzare... (4)

In Italia, come in tutte le altre "democrazie civili" del mondo, ci sono leggi, regole, norme, codici, ecc...
Una serie di disposizioni che la collettività si è data per rendere possibile la "convivenza civile".
Anche a costo di scontentare qualcuno.
Ma, si sa (o si dovrebbe sapere, o... meglio... si dovrebbe prima di tutto INSEGNARE nelle famiglie e nelle scuole), che queste leggi, regole, norme, ecc... non sempre possono essere gradevoli, simpatiche, auspicabili, e "fighe" per tutti i cittadini (e mi riferisco a tutti-tutti-tutti). O anche condivise da tutti.
Tuttavia, per il bene comune, si stabilisce (o si dovrebbe stabilire) che alcune cose si possono fare, mentre altre no. Alcune cose si devono fare, mentre altre no.
E così, qualcuno non sarà felice di quella regola che lo obbliga a fare una data cosa, mentre magari molti altri lo saranno. Qualcuno non condividerà quella norma che gli vieta di compiere una data azione, mentre molti altri la approveranno in pieno.
Se un Paese civile dovesse prevedere solo leggi, regole e norme che accontentano, soddisfano e gratificano tutti i cittadini (e mi riferisco a tutti-tutti-tutti), finirebbe per non avere nessuna legge, nessuna regola e nessuna norma.

E non sarebbe più un Paese civile.

L'Italia queste leggi, regole e norme le ha.

Ma c'è qualche problema...

Nel nostro Paese ("civile") sono previste continuamente deroghe per coloro che queste leggi, regole e norme non vogliono rispettarle.
Nel nostro Paese ("civile") anche quando non sono previste deroghe, si lascia che il cittadino interpreti, applichi o non applichi a suo uso e consumo certe leggi, regole e norme.

Ora, per esempio, esiste un insieme di regole chiamato Codice della Strada.
Esiste, nelle nostre autovetture, un sistema di luci lampeggianti d'emergenza, che noi chiamiamo comunemente "quattro frecce".
Bene... l’articolo 151, comma 1, lettera f) del Codice della Strada definisce la segnalazione luminosa di pericolo: funzionamento simultaneo di tutti gli indicatori luminosi di direzione. E specifica che le luci d’emergenza servono solo per avvertire gli altri automobilisti di possibili problemi o pericoli: vanno usate in caso di colonne improvvise di veicoli, quando procediamo troppo lentamente (per avaria), quando siamo costretti a una sosta d’emergenza (per avaria o malessere) in posizione pericolosa e durante il tempo di mettere o togliere il triangolo (dal sito www.automobilista.it).

Ora... quando il MINCHIONE si parcheggia di fronte al cancello di casa vostra e mette le quattro frecce, questa è di fatto una deroga non prevista dal Codice della Strada. Il MINCHIONE è di fatto in sosta vietata e, sempre di fatto, è in CONTRAVVENZIONE.
Pertanto, se il codice fosse davvero applicato, sarebbe (e sottolineo il SAREBBE) quantomeno da multare.
Quante volte viene multato? Praticamente MAI.
Quante volte vi è capitato di dover aspettare per entrare a casa vostra (con la vostra auto) e di perdere tempo fino addirittura a fare la muffa per colpa di "quel" MINCHIONE? Un sacco di volte.
La cosa si ripete perché, nonostante che ci sia un Codice della Strada che lo vieta, nessuno si prende davvero la briga di bastonare il MINCHIONE a suon di multe e carro attrezzi.
Quindi, quando il pubblico ufficiale preposto non sanziona il MINCHIONE, sta creando di fatto una deroga al Codice.
E se quella deroga vale per il MINCHIONE, allora deve valere per tutti.
Altrimenti crollerebbe l'assunto di partenza, secondo il quale l'Italia è una "democrazia civile".
Ma soprattutto, sapete perché la cosa si ripete e continuerà a ripetersi nelle nostre strade e nelle nostre città?
Perché alla fine conviene a tutti che il MINCHIONE non venga sanzionato.
Sì, perché domani quel MINCHIONE potrebbe tranquillamente essere uno di noi. Anzi, un'altissima percentuale di quei tanti "uno di noi" lo sarà SICURAMENTE o lo è già stato, magari più di una volta.

Risultato: l'Italia è una democrazia di MINCHIONI.

E che dire di tutte le altre volte che si utilizzano impropriamente le quattro frecce?

Tu puoi fermare la tua auto di traverso in mezzo alla strada. L'importante è mettere le quattro frecce.
Tu puoi andare contromano in autostrada o su qualsiasi altra strada. L'importante è che lo fai con le quattro frecce lampeggianti.
Tu puoi correre a 180 chilometri orari all'interno di un centro abitato. L'importante è non dimenticarti di farlo con le quattro frecce accese.
Tu puoi passare con il rosso, basta che hai le quattro frecce.
Se tu e la tua ragazza siete incolonnati in mezzo al traffico cittadino e improvvisamente vi viene voglia di dimostrarvi reciprocamente il vostro amore con un amplesso, bene... fermate la macchina, applicate dei fogli di giornale sui vetri (per la privacy), abbassate i sedili, vi spogliate e procedete.
Naturalmente SOLO dopo aver inserito le quattro frecce.

E così via.

In questa democrazia di MINCHIONI, le quattro frecce non solo sono usate a sproposito, ma ti danno la possibilità di fare qualsiasi cosa. Se tu inserisci le quattro frecce hai più o meno le stesse facoltà di Dio.
Probabilmente molti dei nostri politici, quando "si" scrivono su misura le leggi, le regole, le norme e i codici, lo fanno tutti riuniti dentro il rimorchio di un TIR che ha le quattro frecce accese.

In questa democrazia di MINCHIONI, se tu sei alla guida e uno davanti a te accende le quattro frecce, finisci per passare da MINCHIONE tu, se non hai capito che quello doveva tirare il freno a mano per inchiodare di colpo e ripartire di scatto in retromarcia.
E sei un MINCHIONE se non ti levi di mezzo per farlo passare e se provochi (TU!) un incidente.
Tra l'altro, TU sei dietro di lui e la colpa, si sa, è sempre di chi sta dietro.

Ma non lo conosci il Codice della Strada?

MINCHIONE!

sabato 7 aprile 2012

Se c'è una cosa che mi fa incazzare... (3)

Non chiedetevi adesso cosa ci fa la foto di Michel Platini in questo post.
Lo saprete se avrete la voglia di seguirmi fino in fondo, nel ragionamento che vi propongo oggi.
Dico solo che ho scelto questa sua foto con la maglia della nazionale francese per non creare idiote, inutili e fuorvianti implicazioni "da tifo calcistico italiano".
Infatti, questo post non si occupa affatto di questioni calcistiche, anche se ci saranno, come vedrete, alcuni esempi che si rifanno al calcio.
E ora cominciamo...

Quando ero piccolo (no... non "mi scherzavano"... almeno non tutti... eh!eh!eh!).

Dicevo...

Quando ero piccolo e mio padre mi portava a vedere le partite della squadra di calcio di cui lui era allenatore, io osservavo quei giocatori che avevano più o meno un'età compresa tra i 20 e i 32 anni, e mi sembravano tutti uomini fatti, grandi. Chissà quanti secoli ci sarebbero voluti, pensavo, per diventare come loro!

Oggi, chi andasse a vedere una partita di calcio con giocatori di un'età compresa tra i 20 e i 38-40 (l'età media a cui si smette di giocare a calcio, nel corso degli ultimi 30 anni è sensibilmente aumentata in tutte le categorie) si ritroverebbe davanti più o meno un gruppazzo di giovanottoni vestiti come adolescenti, con comportamenti talvolta da bambini e con atteggiamenti, in alcuni casi, da neonati.
Spiccherebbe, in mezzo al gruppo, quell'unico giocatore (o al massimo sarebbero due o tre) che avesse comportamenti e atteggiamenti in linea con la sua età anagrafica. E, guarda un po', sembrerebbe un vecchio bacucco, rompiballe e noioso.

Sempre quando ero piccolo, una volta mio padre (ancora lui) e mio zio Silvio (E BASTA RISATEIN FONDO!!!... Vi assicuro che era tutta un'altra pasta di Silvio!!!) mi portarono all'oliveto di famiglia.
Zio Silvio, uomo di grande saggezza ed esperienza, doveva innestare alcuni olivastri con una certa qualità di olivo. L'operazione di innesto serviva non solo a permettere alle piante di produrre, ma anche a mio padre per imparare la tecnica di innesto.
Durante il lavoro i due cominciarono a parlare delle loro rispettive età. Papà all'epoca aveva una quarantina d'anni. Zio Silvio più o meno ottanta. Papà disse allo zio di avere ORMAI quarant'anni, come se fosse già irrimediabilmente vecchio. E lo zio gli rispose con una risatina, dicendogli che a quarant'anni uno era ancora un ragazzino. Io, che di anni ne avevo sette, pensai che zio Silvio avesse davvero esagerato a dire che mio padre era un ragazzino. Perbacco! Lui era un quarantenne, un uomo "grande", un padre di famiglia con due figli. Figuriamoci! Papà non giocava nemmeno più a pallone (se non nei tornei per amatori), dato che era troppo "vecchio", e infatti era allenatore! Cacchio... aveva quarant'anni!!!

Oggi, un quarantenne medio vuole/vorrebbe dimostrare fisicamente 10 anni di meno... esteticamente (vestiti, accessori, trucco e parrucco) 20 anni di meno... mentalmente 30 anni di meno.

Però!

Oggi un cinquantenne medio vuole/vorrebbe dimostrare fisicamente 20 anni di meno... esteticamente (vestiti, accessori, trucco e parrucco) 30 anni di meno... mentalmente 40 anni di meno.

Oggi alcuni sessantenni (e sono ogni giorno di più) vogliono/vorrebbero dimostrare fisicamente 30 anni di meno... esteticamente (vestiti, accessori, trucco e parrucco) 40 anni di meno... mentalmente 50 anni di meno.

Oggi alcuni settantenni (anche questi sono ogni giorno di più) vogliono/vorrebbero dimostrare fisicamente 40 anni di meno... esteticamente (vestiti, accessori, trucco e parrucco) 50 anni di meno... mentalmente 60 anni di meno.

E così via.

Ecco perché NESSUNO si leva mai fuori dalle palle al momento opportuno.
Ecco perché NESSUNO vuole invecchiare e, soprattutto, ecco perché nessuno SA più invecchiare (nel senso nobile e auspicabile dell'invecchiare).
Ecco perché l'Italia è come un braccio ingessato... con un unico blocco di gesso (o forse di cemento armato) dalla clavicola alle falangette.
Ecco perché oggigiorno più si cresce con l'età e più si rischia di diventare ridicoli, patetici, grotteschi. Anzi, non lo si rischia quasi più, lo si diventa "di default".

E non è solo un problema dei settantenni/ottantenni che si ostinano a restare aggrappati con le unghie (marce) alle poltrone del potere (esseri inguardabili e indecenti, non più umani, per non dire osceni e contro natura).

Il problema è che NESSUNO RIESCE più a passare a qualcun altro il testimone di qualsiasi cosa/attività/ruolo che fa/occupa.
O, meglio, il problema è che NESSUNO VUOLE più passarlo a qualcun altro, quel testimone. A nessun costo e per nessun motivo.

È un problema gravissimo.

Perché il quarantenne calciatore che non vuole cedere al ventenne scalpitante il suo posto da centravanti titolare, sta impedendo a quel ventenne di farsi le ossa al momento giusto. E gli sta impedendo di imparare sul campo le cose che un centravanti deve sapere quando ha un'eta (fisica e mentale, ci auguriamo!) adatta per farlo.
Due o tre anni dopo è già troppo tardi!
E, in più, quel quarantenne si sta precludendo di imparare (all'età giusta) le cose che dovrebbe fare/sapere/essere un quarantenne, cioè uomo teoricamente maturo ed esperto, ma ancora forte e dinamico.

Applicando un discorso simile a tutte le fasce d'età, fino agli ottanta e oltre, si arriva a un'unica possibile soluzione.

Qualche TESTA DI VITELLO (per dirla con Tex Willer), ha infilato nel cervello (o pseudo cervello) degli italioti l'IGNOBILE CAZZATA che, a prescindere dall'età anagrafica, è auspicabile per tutti dimostrare fisicamente un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, esteticamente (vestiti, accessori, trucco e parrucco) un'età compresa tra i 15 e i 25, e mentalmente un'età compresa tra i 5 e i 14.

Risultati:
- un Paese paralizzato
- un Paese ignorante e gretto
- un Paese stupido e immaturo
- un Paese cieco e sordo
- un Paese senza identità
- un Paese senza memoria
- un Paese senza visioni e senza sogni
- un Paese senza progetti
- un Paese senza il senso della comunità
- un Paese ridicolo
- un Paese incapace
- un Paese senza un solo leader, ma con un sacco di capi e caporali
- un Paese senza un popolo, ma con un ammasso informe di persone spesso senza personalità.

Devo dire che erano davvero bei tempi quelli in cui Michel Platini si ritirava dal calcio alla "veneranda" età di 32 anni.
Aveva capito (e accettato!) che era ora di smettere e passare la mano, prima di invecchiare male sul campo, diventando l'ombra di se stesso e facendosi scudo solo col suo "buon" nome e i suoi "vecchi, passati, e ammuffiti" meriti sportivi.
E soprattutto aveva capito che era ora di cominciare una nuova vita, fare altre cose, costruire il proprio futuro.
Era il 1987 e quel tipo di atteggiamento nei confronti delle cose e della vita (che peraltro a me pare quello più naturale per esseri che nascono, crescono, invecchiano a muoiono... nessuno escluso!), quell'atteggiamento, dicevo, stava "passando di moda".
Presto sarebbe stato sostituito dal metodo "giovani a tutti i costi, sempre, comunque e nonostante tutto" che tutt'ora è in voga e che ci sta lettereralmente devastando.

E, badate bene... mi sono contenuto assai.
Con un argomento come questo, avrei potuto incazzarmi davvero!

PS: c'è da augurarsi che Platini, oggi presidente dell'U.E.F.A. al suo secondo mandato, capisca quando sarà il momento di farsi da parte anche da questo ruolo.

martedì 3 aprile 2012

Se c'è una cosa che mi fa incazzare... (2)

Più INCOMPRENSIBILI di una polizza assicurativa.
Più INUTILI del tasto "mono-stereo" (quando c'è) negli impianti stereo.
Più DANNOSI dell'economia finanziaria.
Più STUPIDI di un tronista.
Più INSPIEGABILI dei "rimborsi" elettorali ai partiti.

Tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo chiesti perché esistono. Chi li ha inventati. Perché continuano a produrli, nonostante siano una delle cose più CRETINE concepite dal genere umano.

Non assorbono nessuna sostanza umida (acqua, latte, caffé, succo di frutta...).
Non puliscono dallo zucchero a velo che una pasta ti lascia addosso.
Non catturano la marmellata o il cioccolato che ti resta sulle labbra dopo aver addentato un cornetto, ma addirittura te li spargono in faccia. E magari hai pure fretta di rientrare in ufficio e devi perdere altri minuti preziosi andando a sciacquarti al bagno (che, ovviamente, è occupato o guasto).

Sono più impermeabili di un giubbotto della Protezione Civile.
Sono rigidi e sgradevoli al tatto.
A volte hanno perfino un cattivo odore.

Ma ce ne sono a milioni... a miliardi... in tutti i bar.
E continuano a produrli da decenni.

E ci sono aziende che producono anche i porta tovagliolini in plastica o in metallo.
Oggetti dalle forme e dai colori più vari, pensati e realizzati da professionisti che dovranno pur essere pagati (disegnatori, progettisti, operai...).
Oggetti per i quali occorrerà pur spendere qualcosa in materie prime e macchinari.
Oggetti la cui unica utilità e quella di contenere oggetti inutili (i tovagliolini da bar, appunto!).

MA PERCHÉ?

Sono scettico anche sul fatto che servano per scopi pubblicitari, dato che non mi risulta che nessuno abbia mai aumentato il proprio consumo di una data marca di caffé per il solo fatto di averla vista stampata su uno di questi tovagliolini MINORATI.

Di sicuro, se proprio non vogliono spendere un centesimo per dotare i bar di tovagliolini SENSATI, i baristi farebbero meglio a eliminarli per sempre.

A costo di lasciare i clienti senza tovagliolini.

Tanto non cambierebbe assolutamente niente!