Non toccate quella quaglia(Francia, 1990)
a cura di Aguirre De LopeNella Parigi “bene”, strani giochi si sviluppano per combattere la noia che avviluppa.
Sette giocatori.
Un noto avvocato parigino, il dirigente di una grande azienda, un primario di fama mondiale, una ricca ereditiera, una scrittrice di successo, un cardinale e un arrotino amano incontrarsi ogni venerdì sera a casa della fidanzata del cardinale per giocare a una originale roulette russa.
Una cuoca.
La fidanzata del cardinale prepara un tegame con sette quaglie in umido, una per ciascun giocatore.
All’apparenza le sette quaglie sono tutte uguali. In realtà, sei quaglie sono cucinate con tutti gli onori e i sapori, mentre una è piena di sabbia, muffa ed escrementi di gatto.
Il gioco.
Ciascun giocatore prende una quaglia a caso dal tegame e la mangia.
Il merlo che trova la quaglia fetente, deve sforzarsi di far finta di niente per non apparire pollo agli occhi degli altri. Se dovesse manifestare anche il minimo moto di disgusto, sarebbe eliminato per sempre dal gioco. La “roulette quaglia” va avanti così per mesi, e gli sfortunati che beccano la quaglia fetente riescono sempre a reggere l’urto e a non farsi mai scoprire.
La variante.
Una sera, la fidanzata del cardinale si accorge di aver finito la muffa e, per completare la quaglia fetente, rompe un bicchiere di vetro, sminuzzandolo in tante piccolissime schegge.
Lo stoico.
Come sempre, tutti e sette i giocatori mangiano la propria quaglia. E come sempre nessuno fiata.
Il dramma.
Dopo un mese di assenza per motivi di salute, l’arrotino si reca a casa della fidanzata del cardinale, di venerdì, con un’ora di anticipo. Nessuno degli altri sei giocatori dovrebbe essere ancora arrivato. Invece l’arrotino sorprende la donna a letto con il noto avvocato parigino.
Accecato dall’ira perché la fidanzata del cardinale lo tradisce con l’avvocato, l’arrotino li ammazza entrambi con un coltello affilatissimo e se ne va.
La mattanza.
Al suo ritorno, l'arrotino trova gli altri cinque giocatori che hanno già scoperto i due cadaveri.
La scrittrice di successo non regge e muore di infarto fulminante.
Il dirigente d’azienda vede una bottiglia di whisky in bagno (dove era andato per sciacquarsi la faccia dopo lo shock), ma non sa che la fidanzata del cardinale in quella bottiglia ci tiene l'acido muriatico. Ne beve un sorso e tanto basta.
La ricca ereditiera, per calmarsi, si inietta una delle sue solite dosi di eroina ma, troppo agitata per l’accaduto, non toglie l’aria dalla siringa e si ammazza.
Il primario di fama mondiale scappa convulsamente per paura che la polizia lo trovi lì ma, per la fretta, inciampa sulle scale e rotola giù spaccandosi la testa sulla lama di un vecchio aratro che la fidanzata del cardinale teneva in salotto come ricordo del nonno.
Il cardinale, per la disperazione, afferra un coltellaccio da cucina e si taglia la pancia, dalla quale, insieme al sangue e a vario altro materiale organico, fuoriescono tanti piccoli frammenti di vetro.
Il finale.
L’arrotino non perde la calma e va in cucina. Qui prepara le canoniche sette quaglie e le mette sul fuoco, nel solito tegame. Naturalmente, per tenere fede alla memoria del gioco che tanto aveva amato, l’arrotino ne ha preparata una con sabbia, muffa ed escrementi di gatto.
Quando le quaglie sono pronte, l’arrotino le mangia tutte e sette.
Al termine del pasto va in bagno dove, in equilibrio sul cadavere del dirigente d’azienda, si lava i denti con lo spazzolino della fidanzata del cardinale. Poi se ne va, chiudendo accuratamente la porta alle sue spalle.
Il dubbio.
Un tarlo rode l’animo dell’arrotino mentre cammina lento verso casa, sputando per terra ogni tre passi… un dubbio inquietante… una domanda destinata a rimanere per sempre senza risposta…
…
è possibile che, con sei quaglie buone a disposizione su sette, la quaglia fetente dovesse per forza capitargli per ultima?