La sindrome dell'autodidatta
Caro Mr. Job,
mi chiamo Morella Marchetti
e sono una sarta autodidatta.
Intendiamoci, non mi
sono certo svegliata ieri mattina con l’irrefrenabile pretesa di fare la sarta
senza avere mai toccato ago e filo nei miei 38 anni di vita.
A cinque anni facevo
già i miei lavoretti a punto croce. E poi ho sempre frequentato l'anziana sarta del mio paese (anche lei autodidatta), prestando la mia manodopera a cominciare dai lavori più
semplici. Insomma, anche se non ho mai fatto nessun corso di sartoria e anche
se non ho mai conseguito nessun titolo, sono andata “a bottega”
(come si faceva e come si diceva una volta) per tutta la vita e ho imparato
così.
E non le nascondo che
oggi, nonostante la crisi che ha massacrato anche il mio settore e, nello
specifico, la mia attività, sono una sarta piuttosto richiesta. Realizzo
anche abiti di pregio per uomo e per donna. Quelli che molti chiamano (spesso senza
avere idea di quello che dicono) abiti di “alta sartoria”.
Fatta questa premessa,
ora passo alle domande.
Cosa ne pensa, lei, dell’autodidattismo a tutti i costi tipico di questi
anni? Cosa mi dice di questo fenomeno che ogni giorno contagia un numero
inimmaginabile di persone? Mi riferisco a tutta quella gente che salta a piè pari ogni genere di
formazione (ufficiale o “di bottega”) per poi autocertificare SULLA BASE DEL NULLA
il proprio professionismo in qualsiasi campo, meglio se nelle discipline
creative o artistiche (ma anche in medicina non si scherza).
Non le sembra che questo modo di essere autodidatti e di proclamarsi tali (perfino con orgoglio) non c’entri proprio niente con l’essere davvero
degli autodidatti?
Cara Morella,
mi perdonerai per l’immagine che sto per esprimere a parole,
ma io credo che tu abbia letteralmente scoperchiato una delle fogne più
maleodoranti dei nostri tempi. Un fenomeno che in Italia pare essersi
sviluppato anche di più rispetto agli altri Paesi.
Sono convinto che, se da una parte ci si può e ci si deve
lamentare contro tutte le cattive pratiche che gli enti pubblici (a partire
dallo Stato e dalla politica) e i privati (imprenditori, finanzieri e
faccendieri di varie pezzature) hanno introdotto nel mondo del lavoro, dall’altra
è indubbio che molti lavoratori non sanno proprio cosa vuol dire essere dei
veri lavoratori. E fanno di tutto per non saperlo!
Detto questo, ora mi accingo a rispondere alla tua domanda.
Sono fermamente convinto che per debellare la piaga sociale
degli autodidatti incapaci e fasulli occorra ripensare e rifondare prima di
tutto la Pubblica Istruzione insieme alla cura dell’educazione dei bambini all’interno
delle famiglie. Poi bisogna anche che ciascuno impari nuovamente a sapersi dare
una cultura e una serie di strumenti critici e analitici. E, per
chiarirci, quest’ultima frase non significa per forza che tutti dobbiamo andare
all’università o frequentare costosissimi master.
Ma tra il tutto-tutto e il niente-niente c’è un abisso profondo-profondo!
Oggi abbiamo relativizzato qualsiasi cosa, al punto che
chiunque si sente in diritto-dovere di poter fare tutto, dire tutto, essere
tutto, sindacare tutto, confutare tutto. In realtà pochi, pochissimi hanno gli
strumenti reali e concreti (nelle mani e nel cervello) per potersi permettere
un simile atteggiamento. Anzi, quasi nessuno se lo può permettere.
E i pochissimi che potrebbero permetterselo sono proprio
quelli che esercitano questo “super potere” nella maniera più cauta e parsimoniosa.
Essere autodidatti può portare talvolta a grandi
risultati, e la storia ce lo insegna (a saperla e a volerla studiare). Ma
essere autodidatti non significa “pensare, dire e fare tutto quello che ci pare
e piace, quando, dove e come ci pare e piace, fregandocene di tutto e di tutti”.
Questo atteggiamento così “decadente e contemporaneo” in tutti gli ambiti delle
attività umane non sta portando altro che ignoranza, grettezza e povertà
(mentale, ma anche economica a ben vedere).
Più ci sentiamo investiti di questa pseudo
onnipotenza, più mandiamo a monte le professioni vere e i professionisti
seri, creando ulteriore crisi economica che si somma a quella che i grandi
operatori dell’impresa, della finanza e della politica ci hanno cortesemente regalato
in questi ultimi dieci anni (almeno).
Naturalmente questi signori professionisti dell’autodidattismo a tutti i costi non potranno e non dovranno lamentarsi se, come risultato finale della loro “opera”,
riceveranno le proverbiali secchiate di merda in faccia. E sul fatto che le
riceveranno non c’è il minimo dubbio.
Il problema vero, però, è che quelle secchiate
non si limiteranno a colpire loro, ma investiranno anche una buona parte dei lavoratori
veri, delle loro famiglie e dei loro figli.
Per concludere, nessuno di noi può considerarsi al
riparo da questo flagello.
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